Chi sono
Mi chiamo Moritz Ferrante, sono nato counselor, ma non lo sapevo. 🙂
Ma procediamo per gradi.
Si dice che si nasca nella famiglia che abbiamo scelto noi stessi prima di incarnarci, e la scelta fu perfetta: le problematiche e le dinamiche personali dei miei genitori, quelle tra di loro e quelle con noi figli, insieme agli eventi dolorosi e tragici che toccarono la mia famiglia via via nel tempo, tutti questi aspetti hanno concorso in modo significativo nel fornirmi un’ampia gamma di casi e di forti esperienze sull’animo umano. mio e delle persone in generale.
Tutte quelle situazioni mi crearono non pochi problemi, sia in famiglia, appunto, che fuori di essa.
 Il cercare di resistere alle difficoltà e di adattarmi alle diverse situazioni che mi si presentavano in continuazione, unite alla mia accentuata sensibilità , alla mia grande curiosità , e ad una forte sete di conoscenza, mi fecero sviluppare le doti di ascolto e di empatia che ora costituiscono alcuni dei più preziosi doni ricevuti dai miei genitori e dall’ambito familiare in generale.
I conflitti e le tensioni interpersonali e intrafamiliari, che si sono manifestate in un contesto di forte e continua tensione psicologica, così come i gravi problemi di salute di alcuni membri della famiglia (con le inevitabili ricadute su tutti noi), hanno fatto sì che risultassi ben presto più maturo della mia età , tanto che di frequente miei coetanei e coetanee si rivolgevano a me chiedendomi un consiglio od un parere sui loro problemi, o alla ricerca di qualcuno che li ascoltasse e li potesse capire.
Per me costituiva un onore poterli aiutare a vedere le cose anche da altri punti di vista, e a valutare insieme la possibilitĂ , naturalmente in rapporto alla nostra etĂ ed alla nostra conoscenza della vita, di agire in modo diverso rispetto a quanto inizialmente pensato.
In questo scenario globale, ho frequentato scuole tradizionali e meno tradizionali, così da allargare ulteriormente la gamma di esperienze individuali e sociali, trovare fonti di conoscenza su di me e sull’animo umano in generale, come già detto.
Entrato nel mondo del lavoro, ho ampiamente lavorato nella gestione delle risorse umane e tecniche, dal reclutamento al coordinamento di progetti ed attività , dove non di rado all’aspetto squisitamente organizzativo si associavano aspetti personali ed extra-lavorativi di colleghi di vario grado.
Tutto sembrava andare apparentemente abbastanza bene, pur con i normali alti e bassi che la vita propone, anche se da un certo momento in poi ogni cosa però iniziò a ritagliarmisi addosso come “un abito sempre più stretto”. Così sino al momento della svolta (alcuni direbbero “risveglio”) in cui, e lo dico ora con il “senno del poi”, i nodi richiesero di essere riconosciuti e sciolti, e quanto ignorato sin da bambino si presentò come un conto da pagare rimasto a lungo in sospeso.
Nell’arco di un triennio, in un crescendo incontrollabile di eventi, tra cui i drammatici lutti in famiglia e la modalità con cui venne forzata la chiusura dell’azienda che avevo contribuito a creare, con tutte le conseguenze tipiche di questi casi, contribuirono ad azzerare in me il mio stato di coscienza.
La mia coscienza, infatti, finì in un luogo senza spazio e senza tempo, in cui il dolore e la sofferenza erano totali. Intorno a me vedevo solo un paesaggio desertificato, permeato di silenzio e di pressoché totale buio. Potevo udire, come in lontananza, le voci di parenti ed amici, ma di cui non distinguevo le parole o il loro significato.
Intorno a me la vita non aveva più colore né sapore, e l’unica cosa che chiedevo era di stare da solo e di dormire, dormire e ancora dormire. Ero nella mia “Notte Oscura dell’Anima”.
Le terapie convenzionali o gli inviti a cercare conforto nella religione non sortivano effetti positivi, la mia avversione verso di loro era persino “feroce”, tanto era irrazionale e forse irragionevole, ancorché basata su esperienze dirette ed indirette che non deponevano troppo a loro favore. Ed infatti, la ragione non c’entrava per nulla, e quelle “vie ragionevoli” non erano quelle per me valide.
Un giorno, in uno dei ben rari momenti in cui mi sentivo un pochino meglio, ed ero disponibile ad accettare visite, venne a trovarmi un amico e fu in tale occasione che egli mi disse che in quel momento era pronto a parlarmi di una via spirituale che stava seguendo da diverso tempo, e di cui aveva acquisito alcune particolari conoscenze e pratiche che forse avrebbero potuto essermi utili.
Mi parlò dello sciamanesimo e dei principi millenari su cui si basa, e di ciò che poteva fare questa pratica per aiutarmi.
Sentii dentro di me una sorta di brivido caldo, il che costituiva per me, in quei momenti, una novità . Da lì ad alcuni giorni, mi sottoposi ad un trattamento con lui, e quanto sperimentai anche fisicamente in tale occasione, fu una rivelazione sotto diversi punti di vista. E capii che, finalmente, mi era stata indicata la via per la mia guarigione.
E così fu. Studiai lo sciamanesimo e, soprattutto, lo praticai sotto la guida principalmente  di due dei maestri che avevano formato il mio amico, avendone grande giovamento, un giovamento percepito anche nei momenti dolorosi di trasformazione che la pratica poteva imporre. Stavo rinascendo sotto una nuova consapevolezza, che dava, ora, anche senso a quanto accaduto nella mia vita sino ad allora. Il puzzle si stava finalmente componendo!
Via via la nuova consapevolezza mi rese evidente che dovevo fare qualcosa che completasse l’impianto già valido di per sé, ma che richiedeva ancora qualcosa, e fu così che incontrai il counseling, e più precisamente il counseling olistico. Nella sua accezione, per come lo avevo compreso io, la componente energetico-spirituale poteva trovare il proprio giusto spazio, in cui integrare quanto lo sciamanesimo poteva apportare come doni e possibilità .
La scuola di counseling olistico scelta, inoltre, mi diede la struttura, gli strumenti, le risposte e le correzioni metodologiche che mi sono servite per inquadrare anche tutte quelle attivitĂ , svolte istintivamente sin da ragazzino, che potevo ora considerare come vere, seppure improprie, attivitĂ di relazione di aiuto, ovvero di counseling.
Ero nato Counselor, ma non lo sapevo!
L’integrazione di quanto appreso anche con altre tecniche d’aiuto e di opportunità per favorire il benessere delle persone (beh, non si finisce mai di imparare), ha portato ad aggiungere alla “cassetta degli attrezzi per il benessere” ulteriori attività energetiche, spirituali e pratiche. L’uso combinato di tali attività e tecniche costituisce una ulteriore manifestazione di bellezza di una professione così appassionante come quella del Counselor, comunità a cui sono onorato di appartenere, e che ci vede, con umiltà e spirito di servizio, “portatori di lampada”, ad illuminare i propri e gli altrui passi.
Caro lettore, se sei giunto a leggermi sino a qui, non posso che ringraziarti per la pazienza e la determinazione dimostrata.
Se pensi che le mie esperienze e le mie conoscenze possano esserti d’aiuto, non esitare a contattarmi: sarò felice di affiancarti nel tuo percorso di guarigione, crescita ed evoluzione personali e spirituali.
Ti accompagnerò sino a quando lo vorrai e con lo scopo di (ri)attivare le tue risorse e di dotarti dell’occorrente per proseguire autonomamente il tuo cammino, alla luce della “tua lampada”, così che i tuoi passi possano avere le piĂą Positive Ripercussioni sulla tua vita!Â
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